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PREFAZIONE | XIX |
Già gli antichi (Tucidide, 1,25) identificarono la Scheria con Corcira, la moderna Corfú. Vediamo se si riesce a trovare qualche fondamento per tale identificazione.
Dunque, la moderna Corfú fu detta dagli antichi Kòrkyra, nome fenicio che significa vascello. Ma se risaliamo l’Adriatico, troviamo un’altra isola, la moderna Curzola, detta dagli antichi Kòrkyra mèlaina.
Abbiamo qui un doppione frequente nelle denominazioni marinaresche: il Bérard ne cita molti esempi. I navigatori fenici che venivano dal Sud, dettero il nome di Kòrkyra all’isola che prima offriva un rifugio a chi navigava verso l’Adriatico. E, trovato, piú a Nord, un secondo rifugio, lo battezzarono col medesimo nome.
Per solito questi doppioni sono identici. Vorremo credere che questa volta invece chiamassero Kòrkyra la prima isola, e la seconda, per distinguerla, con un nome diverso, che poi, in processo di tempo, tradottasene una parte in greco, divenne Kòrkyra mèlaina, Corcira la negra?
Non sarebbe inverisimile. Se non che, se traduciamo il mèlaina in semitico, abbiamo la forma aggettivale skher’a che è tutta una cosa con Scheria. Sarà opera del caso? Non mi sembra troppo verisimile. E ci parrà invece di leggere, oramai abbastanza chiara, una pagina dell’antica toponomastica. I Fenici chiamarono Kerkura secher’a tanto la prima isola quanto la seconda. In processo di tempo, dell’isola
d’un naufrago, il meccanico inglese Whiteway, che passò altrettanto tempo aggrappato ad un’antenna; ed infine fu raccolto e salvato. Anche qui l’aderenza alla realtà riesce provata. Omero racconta storie e non favole.