Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) I.djvu/145

82 ODISSEA

ch’è di Telemaco amato retaggio! Non mai da fanciulli,
675per il passato, udito avete dai vostri parenti
come tra i nostri padri Ulisse soleva condursi,
che, né in parole né in atti non fece mai torto a nessuna
delle sue genti, com’è giustizia condursi ai sovrani?
V’ha chi maltratta l’uno, largendo favori ad un altro:
680quegli non fece a nessuno mai torto. E per questo è palese
l’animo vostro, e quanto sia turpe la vostra condotta,
ché gratitudine alcuna non veggo dei suoi benefizi».
     E le rispose l’accorto Medonte con queste parole:
«Oh, se, regina, fosse pur questo il maggiore dei mali!
685Ma un altro assai maggiore di questo, assai piú rovinoso
stan macchinando i Proci; ma l’esito Giove ne sperda.
Dare a Telemaco morte disegnan col bronzo affilato,
quando ei ritorni: ch’è andato notizie a cercare del padre
alla santissima terra di Pilo, ed a Sparta divina».
     690Disse cosí. La regina mancar si sentí le ginocchia
súbito, e il cuore; né motto potea proferire. Di pianto
le si gonfiarono gli occhi, rimase la voce sonora
entro le fauci. Infine poté favellare, e rispose:
«Araldo, perché mai partito è mio figlio? Bisogno
695egli non ha d’imbarcarsi su l’agili navi, che sono
cocchi del mare, per l’uomo, ne solcano i gorghi infiniti.
Forse perché non rimanga neppure il suo nome nel mondo»?
     E le rispose cosí Medonte dal senno prudente:
«Non so se alcun dei Numi lo indusse, o lo stesso suo cuore,
700ch’ei si recasse a Pilo per chieder notizie del padre,
se pur debba tornare, se tristo destino l’ha colto».
     S’allontanò per la reggia, com’ebbe parlato. Ed un cruccio
di morte avvolse tutta Penelope. Cuore non ebbe