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Era uno stuol di poveri
A lui gregge diletto,
Per cui nutriva fervido
Amor nel santo petto,
Come Gesú alla tenera
E sprovveduta età.
Scorgea nel trivio lurido
Un muover d’orfanelli,
Che, a se lasciati, ahi! miseri,
Quai deboli arboscelli
Ad ogni soffio piegansi
Sul tenerello stel.
Ei li raccoglie, e amabile
Fin dall’april degl’anni
Gl’informa a sensi nobili,
Ne mitiga gli affanni,
Che insiem coll’uomo nascono
E il seguon nell’avel.
E ritemprato l’animo
A scienza ed a virtude,
Quai fiori nel cui calice
Vitale umor s’inchiude,
Di trapiantarli affrettasi
Nel mistico giardin.