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rotterdam. | 83 |
gitivo del cielo si stampa più profondamente nella loro fantasia. Il paese non è bello; ma è due volte caro, perchè strappato al mare e agli stranieri; essi lo ritraggono con amore; creano il paesaggio semplice, ingenuo, pieno d’un senso intimo che non hanno in quel tempo nè i paesaggi italiani nè i belgi. Il loro paese, piano e monotono, offre ai loro occhi attenti una varietà meravigliosa. Colgono tutte le variazioni del cielo, si valgon dell’acqua che è per tutto, che riflette, dà grazia e freschezza, e lumeggia ogni cosa; non han montagne, mettono in fondo ai quadri le dune; non han boschi, ma vedono, fanno vedere i misteri d’un bosco in un gruppo d’alberi; e animano tutto questo coi loro bellissimi animali e colle loro vele. Il soggetto d’un loro quadro è ben povero: un mulino a vento, un canale, un cielo grigio; ma a quante cose fa pensare! Alcuni di loro, non paghi di quella natura, vengono a cercare in Italia i colli, i cieli luminosi e le rovine illustri; e n’esce una schiera di artisti eletti, come i Both, i Swanevelt, i Pynacker, i Breenberg, i Van Laer, gli Asselyn; ma la palma rimane ai paesisti olandesi, al Wynants, il pittore del mattino, al Van der Neer, il pittore della notte, al Ruysdael il pittore della melanconia, al Hobbema l’illustratore dei mulini, delle capanne e degli orti, e ad altri che si ristrinsero ad esprimere l’incanto della loro modesta natura.
Insieme al paesaggio, nasce un altro genere di pittura, particolarmente proprio dell’Olanda: la pit-