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44 | rotterdam. |
golo è una immensa diga, che difende la città dalla Mosa, chiamata Boompjes, che significa in olandese alberetti, da una fila di piccoli olmi, ora altissimi, che vi furon piantati quando fu costruita. Un’altra gran diga forma un secondo baluardo contro le inondazioni del fiume, che divide in due parti quasi uguali la città, dal mezzo del lato sinistro fino all’angolo opposto. La parte di Rotterdam compresa fra le due dighe è tutta grandi canali, isolette e ponti, ed è la città nuova; quella che si stende di là dalla seconda diga è la città antica. Due grandi canali si stendono lungo gli altri due lati della città fino al vertice, dove si congiungono, e ricevono un fiume che si chiama Rotte, il quale, colla parola dam che significa diga, forma il nome di Rotterdam.
Compiuto così il mio dovere di viaggiatore coscienzioso, usando mille cautele per non offendere nemmeno col fiato la pulizia purissima di quel gioiello di camera, mi abbandonai con una sorta di timidità contadinesca al mio primo letto olandese.
I letti olandesi, parlo di quei degli alberghi, sono ordinariamente corti, larghi, e occupati in buona parte da un grandissimo guanciale pieno di piuma, nel quale s’affonderebbe la testa d’un ciclope; e aggiungo, per dir tutto, che il lume ordinario è una bugia di rame grande come un piatto che potrebbe sostenere una torcia a vento, e regge invece una candelina corta e sottile come il dito mignolo di una spagnuola.