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zelanda. | 41 |
che quando la Mosa è gelata, la corrente che sopraggiunge dai paesi men freddi, investe lo strato di ghiaccio che copre il fiume, lo spezza, ne solleva con un terribile fracasso dei massi enormi, li scaglia contro le dighe, li ammonta in mucchi smisurati che arrestano e fanno straripare le acque. Allora segue una battaglia strana. Alle minaccie della Mosa gli Olandesi rispondono col fuoco. Accorre l’artiglieria, e a scariche di mitraglia risolve in una tempesta di scheggie e in una pioggia di brina le torri e le barricate di ghiaccio che si oppongono alla corrente. “Noia” concluse il passeggiere “che abbiamo noialtri Olandesi soltanto, questa di dover pigliare i fiumi a cannonate.”
Quando si arrivò in vista di Rotterdam, imbruniva e piovigginava; quindi vidi appena come a traverso un velo una confusione immensa di bastimenti, di case, di mulini a vento, di torri, d’alberi, di gente in moto sui ponti e sulle dighe; lumi da ogni parte; una gran città d’un aspetto non mai visto prima d’allora; e che la nebbia e l’oscurità mi nascosero ben presto. Quando mi fui accomiatato dai miei compagni di viaggio, ed ebbi messo in ordine il mio bagaglio, era notte. “Tanto meglio;” dissi salendo in una carrozza “vedrò per la prima volta una città olandese di notte, che dev’essere uno spettacolo nuovo.” E in fatti il Bismark, quando fu a Rotterdam, scrisse a sua moglie che di notte vedeva dei fantasmi sui tetti.