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DA GRONINGA AD ARNHEM. 479

tima immagine dell’Olanda, e lo guardai colla medesima curiosità con cui avevo guardato il primo, un anno innanzi, sulle rive della Schelda. Dopo un po’ che lo fissavo, mi parve di veder qualcosa muoversi con esso nel vano delle sue grandi ali; il cuore mi battè più forte, guardai ancora, e vidi infotti le bandierine dei bastimenti, i tigli dei canali, le facciate a scalini, le finestre infiorate, i caschi d’argento, il mare livido, le dune, i pescatori di Scheveningen, Rembrandt, Guglielmo d’Orange, Erasmo, Barendtz, i miei amici, tutte le più belle e più nobili immagini di quel paese glorioso, modesto ed austero; e come se davvero le vedessi, vi tenni gli occhi fissi, con un sentimento di tenerezza e di rispetto, fin che il mulino non mi apparve più che come una croce nera a traverso la nebbia che copriva la campagna; e quando anche quell’ombra scomparve, rimasi come chi partendo per un viaggio che non avrà ritorno, vede svanire la figura dell’ultimo amico che lo salutava dalla riva.


Fine.