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da groninga ad arnhem. 473

della Germania primitiva, la coltura in comune sugli esschen, la tromba rustica che chiama i contadini al lavoro, le case descritte dagli storici romani, e su questo vecchio mondo il mistero perpetuo d’un silenzio immenso:

« . . . . . . ove per poco

Il cor non si spaura.»


Andando innanzi, si comincia a veder paludi, grandi stagni, zone di terra limacciosa, attraversati da canali d’acqua nerognola, fossi lunghi e profondi come trincee, mucchi di glebe color di bitume, qualche barcone, qualche creatura umana. Sono i campi di torba, il cui solo nome suscita nella mente mille immagini di avvenimenti fantastici: i lenti ed immensi incendi della terra; le praterie galleggianti coi loro abitanti e i loro animali sulle acque degli antichi laghi; le foreste erranti pei golfi; i campi staccati dal continente e turbinati dalle tempeste del mare; le immense nuvole di fumo che dalle torbiere arse della Drenta, il vento del nord spande sulla metà dell’Europa, fino a Parigi, in Svizzera, sul Danubio. La torba, la terra che vive, come la chiama il contadino olandese, è la principale ricchezza della Drenta, e una delle principali dell’Olanda. Nessun paese ne è più ricco, e ne trae maggiore vantaggio. Essa dà lavoro a migliaia di braccia; quasi tutta la popolazione dell’Olanda ne alimenta il focolare. serve a mille usi: colle glebe a fortificare le fondamenta delle case, colle ceneri a infertilire la terra,