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i Musei, entrano nei caffè a legger giornali, o fanno un giro per la città guardando con aria pietosa tutto quel popolo di bottegai, d’impiegati, di professori, d’uffiziali, di proprietari, che in altri paesi sono invidiati da chi lavora la terra, e che a loro paion povera gente. Chi non sapesse come stanno le cose, crederebbe, a veder quello spettacolo, di essere capitato in un paese dove una grande rivoluzione sociale abbia tutt’a un tratto fatto passare la ricchezza dai palazzi alle capanne, e i nuovi ricchi sian venuti dalla campagna in città per beffare i signori spogliati. Ma il più bello è la sera, quando ritornano alle loro fattorie e ai loro villaggi. Allora per tutte le strade della campagna si vedono quei bizzarri veicoli correre rapidissimamente, cercando di passar gli uni davanti agli altri; le donne stesse stimolano i cavalli, per riuscir vittoriose nella gara; i vincitori fanno schioccare la frusta in segno di trionfo; l’aria echeggia di risa e di canti; fin che il turbinio festoso dispare nel verde infinito della campagna cogli ultimi barlumi del tramonto.