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36 | zelanda. |
Fra i passeggieri si vedeva un certo movimento, si sentiva dire qua e là: — Dordrecht, — vedremo Dordrecht; — pareva che tutti si disponessero a qualche spettacolo straordinario.
Lo spettacolo non si fece aspettare, e fu straordinario davvero.
Il bastimento svoltò un’ottava volta, a destra, ed entrò nell’Oude-Maas, o vecchia Mosa.
Dopo pochi minuti si videro le prime case dei dintorni della città di Dordrecht.
Fu come l’apparizione improvvisa dell’Olanda, la soddisfazione istantanea di tutte le nostre curiosità, la rivelazione di tutti i misteri che ci tormentavano la fantasia; fu come lo svegliarsi in un mondo nuovo.
Si vedevano da tutte le parti altissimi mulini a vento che giravano le braccia; casine sparpagliate lungo le rive, di mille forme strane, come villette, padiglioni, chioschi, capanne, cappelle, teatrini, coi tetti rossi, le mura nere, azzurre, rosee, cinerine, con contorni bianchi come la neve intorno alle finestre e alle porte. In mezzo alle case, canali e canaletti; davanti alle case e lungo i canali, gruppi e file di alberi; bastimenti fra casa e casa; barchette davanti alle porte; vele in fondo alle strade; antenne, bandierine di bastimenti e braccia di mulino sporgenti confusamente di sopra gli alberi e di là dai tetti; ponti, piccoli scali, giardinetti sull’acqua, mille cantucci, bacinetti, seni, sbocchi, crocicchi di canali, nascondigli di barchette, un andare