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groninga. 467

teria sono un privilegio delle ragazze, e le signore vivon raccolte, vincolate da mille riguardi, avvicinate con mille cautele, circondate d’un freddo rispetto, quasi neglette. I giovanotti non si dedicano che alle signorine, e in questo è concessa loro una grande libertà. Un giovane, che frequenti una famiglia, se anche non è un amico dei più intimi, offre alle ragazze, o pure ad una ragazza, di accompagnarla al concerto o al teatro, in carrozza, di notte, da solo a sola, e non c’è nè padre nè madre che vi si opponga; e chi vi si opponesse, passerebbe per sciocco o per villano, e sarebbe deriso o biasimato. Un giovane e una signorina rimangon fidanzati per molti anni; e per tutto questo tempo, si vedono ogni giorno, vanno a passeggiare insieme, stanno in casa soli, e la sera, prima di separarsi, fanno una conversazione di mezz’ora sulla soglia della porta, senza testimoni. Ragazze di quindici anni, delle prime famiglie, attraversano la città da un capo all’altro per andar alla scuola e per tornare a casa, anche sul far della notte, sole, e dovunque si fermino e con chiunque parlino, nessuno vi bada. All’opposto, della menoma libertà che si pigli una signora, si fa un dire infinito; il che però occorre così raramente, da poter quasi dire che non occorre mai. “I nostri giovani,” mi diceva quel signore, “non sono punto pericolosi. Sanno fare i galanti colle signorine, perchè le signorine son timide, e la loro timidità gli incoraggia; ma colle signore non ci hanno il verso. A mia memoria, in questa città non