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FRISIA. 447

piano,” e accennava con tutt’e due le mani; “non c’è montagne.”

Dopo qualche momento, impiegato a tradurre mentalmente il suo pensiero, mi domandò, accennandomi col dito: “Di che paese?”

“D’Italia,” risposi.

“Italia,” ripetè sorridendo. “Ci son molte montagne?”

“Moltissime,” risposi, “da coprirne tutti i Paesi Bassi.”

“Io,” soggiunse, accennando sè stesso, “non ho mai visto una montagna in vita; non so che sia; nemmeno le colline della Gheldria.”

Un contadino che parlava francese per me era già una cosa straordinaria; ma un uomo che non aveva mai visto nè una montagna nè una collina, mi pareva una creatura favolosa. Perciò lo interrogai, e gli cavai di bocca delle cose assai strane.

Egli non era mai stato più lontano che ad Amsterdam, non aveva mai veduto neanco la Gheldria, che è la sola provincia montuosa della Neerlandia; e perciò non aveva idea di che cosa fosse una montagna, se non per le immagini che ne aveva viste nei quadri e nei libri. Le più grandi altezze a cui si fossero mai sollevati i suoi occhi erano le punte dei campanili e le cime delle dune. E quello ch’era di lui, è di migliaia d’Olandesi, i quali dicono: — Vedrei volentieri un monte, — come noi diremmo — Vedrei volentieri le piramidi d’Egitto. — Mi disse in fatti che appena avesse potuto, sarebbe andato a