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438 FRISIA.

un denso strato di fiore. La zangola era messa in movimento da un cavallo, come s’usa in quasi tutta la Frisia. A una parete era appeso un termometro, le finestre erano ornate di tendine, e sul davanzale si vedeva un bel vaso di giacinti. Questo burro di Frisia è così squisito, mi diceva il compagno, che sul mercato di Londra, dove se ne porta una quantità immensa, si vende a un prezzo esorbitante. Anno per anno se ne raccolgono nei varii mercati della provincia da sette a otto milioni di chilogrammi. Il burro è posto in certi bariletti di quercia di Russia, del peso di venti o quaranta chilogrammi ciascuno, che vengono portati al Peso Municipale delle città, della Frisia. Qui un perito li esamina, li assaggia, li pesa e poi ci mette il suggello delle armi della città; dopo la quale operazione sono trasportati ad Harlingen, e caricati sopra uno steamer, che li reca sulle rive del Tamigi. Questa è la nostra ricchezza, concluse il cortese frisone, colla quale ci consoliamo della mancanza delle palme e degli aranci che avete voi, prediletti dalla natura. E terminò, a proposito di aranci e di burro, raccontandomi di quel generale spagnuolo, che un giorno mostrò un arancio a un contadino frisone e gli disse con orgoglio: “Questo è un frutto che il nostro paese produce due volte all’anno!” e il contadino, ponendogli sotto gli occhi un pane di burro, gli rispose: “E questo è un frutto che il nostro paese produce due volte al giorno!” E il generale rimase senza parola.