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FRISIA. 437

d’acqua. Accanto a questa casetta, c’era un fienile formato di gigantesche travi di pino di Norvegia e coperto da un enorme tetto di canne; e in questo fienile la stalla, difesa da una gran parete di legno. Entrammo nella stalla. Le vacche, come nella Nord-Olanda, non hanno strame, e sono unite a due a due, colla coda legata alle travi del soffitto, perchè non s’insudicino. Dietro di esse corre un rigagnolo profondo che porta via le immondizie. Il pavimento, le pareti, gli animali stessi sono pulitissimi, e non mandano punto cattivo odore. Mentre io osservavo in ogni parte quel salotto animalesco, il mio compagno, che era un erudito agronomo, mi dava dei preziosi ragguagli intorno alla campagna frisona. In un podere di trenta o trentacinque ettari si suol tenere un cavallo e settanta bestie bovine. Per ogni ettare c’è una vacca da latte, e in quasi tutti i poderi otto o dieci grandi pecore, col latte delle quali si fanno dei piccoli formaggi cercati come una ghiottoneria sopraffina in tutte le città della Frisia. Tuttavia il prodotto principale, in Frisia, non è il formaggio, come nella Nord-Olanda; ma il burro. La stanza dove si fa il burro è il penetrale sacro della casa dei contadini. C’entrammo, e non fu piccola concessione quella che ci venne fatta, perchè i profani sono pregati per il solito di fermarsi sulla soglia della porta. Era una stanza pulita come un tempietto e fresca come una grotta, nella quale si vedevano molte file di vasi di rame pieni fino all’orlo di latte munto allora allora, e già coperto di