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FRISIA. 431

“Segatore di legna,” rispose la signora.

“Segatore di legna!” ripetei, e pensai con raccapriccio allo spessore del libro che avrei dovuto scrivere per poter vincere di splendidezza quel segatore di legna.

“Non hanno però tutte il casco d’oro,” soggiunse la signora. “I fidanzati che han pochi quattrini ne regalano uno d’argento. Le donne e le ragazze povere l’hanno di rame dorato, o d’argento sottilissimo, che costa pochi fiorini. Però la grande ambizione è d’averlo d’oro, e a questo fine si lavora, si risparmia, si sospira per anni interi. Se poi dovessi parlarle delle gelosie, io che ho la cameriera col casco d’argento e la serva col casco d’oro, ne potrei dire qualche cosa.”

Le domandai se portavano il casco anche le signore. Mi rispose che non lo portavano più, fuor che pochissime; ma che tutte, anche delle prime famiglie, si ricordano d’averlo veduto alle loro nonne e alle loro madri; ed eran caschi cesellati e tempestati di diamanti che costavano un subisso. Anticamente però non si portavano caschi, ma solo una sorta di diademi molto sottili, d’argento o di ferro, senza ornamenti, i quali, a poco a poco, si andarono allargando fino a coprire tutta la parte anteriore del capo. Ora, come tutte le mode che cominciano a decadere quando sono giunte all’esagerazione, anche il casco decade. Alle donne comincia a rincrescere di non poter mostrare i loro bei capelli biondi. Oltre questo, il casco produce il triste effetto di af-