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IL ZUIDERZEE. 411

revano vicinissimi e brillavano alla luce del sole come se fossero dorati. Accanto al bastimento, lungo le coste, in mezzo al golfo, era un continuo guizzare e sparire d’ombre, di luci, di colori, d’oscurità notturne e di chiarori meridiani, di minaccie di tempesta e d’aspetti ridenti, da far credere che tutto quel movimento avesse un perchè misterioso, un significato superiore all’intelligenza umana, degli spettatori invisibili, in alto, che lo dovessero capire. Qua e là si vedevano dei battelli colle vele nere che parevano parati a lutto per trasportare dei morti.


Il bastimento passò in vista della città di Hoorn, l’antica capitale della Nord-Olanda, dove si fece nel 1416 la prima grande rete per la pesca dell’aringa e dove nacque quell’intrepido Schouten che oltrepassò per il primo l’estrema punta meridionale dell’America; e poi si rivolse verso Enckhuisen. Su quel tratto di costa che corre fra le due città, si stende una catena di villaggi composti di casette di legno e di mattoni, coi tetti inverniciati e colle porte scolpite, dinanzi alle quali s’innalzano degli alberi col tronco dipinto. Di tutti questi villaggi, dal bastimento non si vedono che i tetti, i quali pare che emergano dall’acqua, o siano essi stessi tante casette prismatiche galleggianti. Il color rosso di questi tetti, qualche punta di campanile, qualche ala di mulino, sono i soli colori e le sole forme che svarino di tratto in tratto la linea della costa uguale