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410 IL ZUIDERZEE.

Andando da Edam a Hoorn non si vede quasi la costa, e perciò rivolsi tutta la mia attenzione al mare. Sul golfo del Zuiderzee si può osservare come in un immenso specchio la mobilità meravigliosa del cielo d’Olanda. È il più giovane dei mari d’Europa, e presenta veramente nel suo aspetto tutti i capricci, tutte le inquietudini, tutte le variazioni inaspettate e inesplicabili dell’età giovanile. Quel giorno, come quasi sempre, il cielo era coperto di nuvole che si squarciavano e si riunivano continuamente, in modo che nello spazio d’un’ora si succedevano tutte le variazioni di luce che nei nostri paesi si vedono appena nel corso d’una giornata. A momenti il mare si faceva tutto nero da parere un mare di pece, con una lontana orlatura bianca e luminosa, come una corrente d’argento vivo. Tutt’a un tratto, svaniva il nero, e il golfo diventava per immensi tratti verdissimo, come se si fosse coperto d’erba, e le traccie azzurre dei bastimenti rendendo l’immagine di canali, pareva di vedere galleggiare sulle acque delle praterie olandesi staccate dal continente. Poco dopo, tutto quel bel verde moriva in un giallastro fangoso che dava al golfo l’aspetto d’un pantano denso ed immondo, nel quale dovessero notare degli animali deformi e schifosi. Un momento si vedevano i campanili e i mulini della costa appena come ombre lontane a traverso la nebbia, e si sarebbe detto che in quel punto fosse notte e piovesse. Un momento dopo, i mulini, i campanili, le case pa-