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IL ZUIDERZEE. 403

nel corso del secolo decimoterzo. Nel 1205, l’isola di Wieringen, posta all’estremità della Nord-Olanda, faceva ancora parte del continente; nel 1251 n’era già separata. Nelle invasioni posteriori, il mare sommergeva in vari punti l’istmo che separava le sue acque dal lago di Flevo, fin che nel 1282, apertosi un varco a traverso questo baluardo sfracellato, irrompeva nei laghi, invadeva le terre, e a poco a poco allargandosi e procedendo, formava quel vasto golfo che ora si chiama Zuiderzee, o mare del Sud, il quale si addentra col braccio dell’Y fino a Beverwijk e ad Haarlem. Alla formazione di questo golfo si collega una storia varia e confusa di città distrutte e di popoli annegati, col finire della quale ne comincia un’altra di città nuove sorte sulle nuove rive, divenute potenti e famose, e alla loro volta decadute, ed ora ridotte a meschini villaggi, dalle strade erbose e dai porti ingombri di sabbia. Ricordi di sventure immense, tradizioni favolose, terrori fantastici, costumi ed usi antichi e stranissimi, si ritrovano sulle acque e sulle rive di questo mare unico, comparso ieri e già coronato di rovine e condannato a sparire; e basterebbe appena un viaggio d’un mese a osservarne e raccoglierne la parte principale; e però la sola idea di vedere da lontano quelle città decrepite, quelle isole misteriose, quei banchi di sabbia fatali, mi allettava irresistibilmente la fantasia.


Partii da Amsterdam verso la fine di febbraio, con un tempo bellissimo, sur uno dei piroscafi che