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394 HELDER.

di legno galleggiante, che il mare aveva portato dal continente. Si misero all’opera, tornarono al loro bastimento, ne portarono via assi, travi, chiodi, pece, casse, botti; piantarono le travi nel ghiaccio; col ponte fecero il tetto; sospesero al tetto le loro brande; tappezzarono le pareti colle vele; riempirono le fessure colla pece. Ma mentre lavoravano corsero pericoli e soffrirono patimenti inauditi. Il freddo era tale che quando si mettevano un chiodo fra le labbra, subito s’agghiacciava, e per levarlo si laceravano le carni e si empivano la bocca di sangue. Gli orsi bianchi, spinti dalla fame, li assalivano furiosamente in mezzo ai massi di ghiaccio, intorno alla loro capanna, persino nell’interno del bastimento; e li costringevano a interrompere il lavoro per difendere la propria vita. La terra era talmente indurita che bisognava scavarla come pietra viva. Intorno al bastimento l’acqua era gelata a tre tese e mezza di profondità. S’era rappresa la birra dentro le botti e aveva perduto affatto il sapore: e il freddo cresceva di giorno in giorno. Finalmente riuscirono a rendere la loro capanna abitabile e furono al riparo dalla neve e dal vento. Accesero il fuoco e cominciarono a poter dormire qualche ora, quando non erano svegliati dagli urli delle fiere che giravano intorno alla capanna. Alimentavano le lampade col grasso degli orsi che uccidevano a traverso gli spiragli delle pareti, si scaldavano le mani nelle loro viscere sanguinose, si vestivano delle loro pelli e mangiavano carne di volpe,