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HELDER. | 389 |
scandagliare colle proprie mani la profondità delle acque, e mostrare ai piloti e ai capitani olandesi, che non volevano avventurarsi a quel passo, la possibilità di far tragittare la flotta mandata a combattere l’Inghilterra. In quelle acque gli ammiragli De Ruyter e Tromp tennero fronte alla flotta francese e alla flotta inglese riunite. Poco lontano di là, nel polder chiamato lo Zyp, l’anno 1799, il generale inglese Abercrombie respingeva l’assalto dell’esercito francese e dell’esercito batavo comandati dal generale Brome. E infine, perchè pare una legge naturale che ogni città olandese debba aver visto qualche cosa di strano e d’incredibile, Helder vide una sorta di battaglia anfibia, tra di terra e di mare, per la quale manca un nome nel linguaggio militare: vide nel 1795 la cavalleria e l’artiglieria leggera del generale Pichegru attraversare di galoppo il golfo gelato di Zuiderzee, slanciarsi verso la flotta olandese imprigionata fra i ghiacci presso l’isola di Texel, e circondatala come una fortezza, intimarle la resa e prenderla prigioniera.
Quest’isola di Texel, che, come dissi, si vede distintamente dall’alto della diga di Helder, è la prima di una catena d’isolette che si stende in forma d’arco dinanzi a tutta l’apertura del Zuiderzee sino alla provincia di Groninga; e che si crede formasse, prima dell’esistenza del gran golfo, una costa continua la quale serviva di baluardo ai Paesi Bassi. In quest’isola di Texel, che non conta più di seimila abitanti, sparsi in parecchi villaggi e in una piccola