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ALKMAAR. 377

mi dipingevano la kermesse con orribili colori, e credevo, come altri più indulgenti mi dicevano, che fossero rigoristi astiosi ed intolleranti. Ma quando udii affermare le stesse cose da gente spregiudicata, da testimoni oculari, da olandesi e da stranieri che mi dicevano: — Ho veduto io da questo palco e da questa finestra; — allora credetti anch’io ai palchi dei teatri convertiti in alcova, al pudore postergato nelle strade, alle coppie amorose addormentate sul lastrico, alle guardie di polizia espressamente incaricate d’impedire il supremo scandalo che si possa dare all’aria aperta, ai medici che dicono: — Quest’anno non avremo molte balie, perchè le kermesses dell’anno scorso furono poco animate; — agli Olandesi stessi che chiamano quelle feste una vergogna nazionale. Convien dire però che da un tempo in qua le kermesses sono in decadenza. L’opinione pubblica, su questo punto, è divisa. V’hanno coloro che le favoreggiano, perchè come attori o come spettatori, ci si divertono, e questi negano o scusano i disordini, e dicono che la proibizione delle kermesses farebbe scoppiare una rivoluzione. V’hanno altri che le combattono e le vogliono vedere soppresse, e sollecitano a questo scopo l’istituzione di spettacoli e di divertimenti onesti e gentili; la mancanza dei quali, a loro avviso, è la principal cagione degli eccessi a cui s’abbandona il popolo in quella unica occasione delle kermesses. L’avviso di questi ultimi va di giorno in giorno prevalendo. In parecchie città furon già presi provvedimenti per frenare i baccanali; in al-