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ALKMAAR. 369

essendo quasi tre metri e mezzo sotto il livello d’Amsterdam, le acque piovane debbono essere continuamente estratte per mezzo di mulini a vento, che le riversano nei canali, i quali alla loro volta le conducono al mare. Ci sono, in tutto il polder, quasi trecento fattorie, che posseggono circa seimila bestie bovine e più di quattrocento cavalli. Non vi si vedono altri alberi che pioppi, olmi e salici, aggruppati intorno alle case, per difenderle dal vento. Tutto è prateria, e come il Beemster, tali sono gli altri polders. I soli oggetti che richiamino l’attenzione su quelle verdi pianure sono le antenne che sorreggono i nidi delle cicogne, e qua e là qualche enorme osso di balena, antico trofeo di pescatori olandesi, piantato ritto nella terra, perchè ci si strofinino le vacche. Tutti i trasporti di derrate da fattoria a fattoria si fanno per mezzo di barche; nelle case si entra per un ponte che si solleva la notte, come il ponte d’una fortezza; gli armenti pascolano senza guardiani; le anitre e i cigni scorrono liberamente per i lunghi canali; ogni cosa spira sicurezza, abbondanza e pace. Son queste infatti le provincie in cui fiorisce in tutta la sua bellezza quella famosa razza bovina, alla quale l’Olanda deve in gran parte la sua ricchezza; quelle vacche enormi e pacifiche, che danno fino a trenta litri di latte al giorno; i discendenti di quei gloriosi animali, che nel medio evo furon condotti a nobilitare le razze in Francia, nel Belgio, nella Germania, nella Svezia, nella Russia; un armento dei quali, se è vera la tradizione, attraversò