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zioni, di paesi sommersi, ero ridotto che mi pareva strano di non essere ancora annegato. Domandai al capitano che gente fosse quella che stava in quei paesi invisibili, coll’acqua sotto i piedi e sopra la testa.
“Agricoltori e pastori,” mi rispose. “Noi diciamo che la Zelanda è un gruppo di fortezze difese da un presidio di agricoltori e di pastori. In fatto d’agricoltura la Zelanda è la provincia più ricca dei Paesi Bassi. La terra d’alluvione di queste isole è d’una fertilità meravigliosa. Il frumento, la colza, la robbia, il lino vi fanno come in pochissimi altri paesi. Vi sono dei bestiami stupendi e dei cavalli colossali, più grandi ancora che i cavalli fiamminghi. Il popolo è bello e forte, conserva i suoi costumi antichi e vive contento nella sua prosperità e nella sua pace. La Zelanda è un paradiso nascosto.”
Mentre il capitano mi faceva questo discorso, il bastimento entrava nel canale di Keete che divide l’isola di Tholen dall’isola di Schouwen, famoso per il guado che vi fecero gli Spagnuoli nel 1575 com’è famoso il braccio orientale della Schelda per il guado del 1572. Tutta la Zelanda è piena di memorie di quella guerra. Questo piccolo arcipelago di sabbia, mezzo sepolto nel mare, per le particolari corrispondenze che vi riteneva Guglielmo d’Orange, antico signore di molte terre nelle isole, e per gl’impedimenti d’ogni natura che opponeva agl’invasori, era il focolare della guerra e dell’eresia, e il Duca d’Alba smaniava d’impadronirsene. Quindi segui-