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casa, dovettero, prima d’entrare, infilarsi certe grosse calze di lana che porse loro la serva, perchè non insudiciassero i pavimenti cogli stivali. Non oserei affermare che questo sia vero; ma so, per averlo letto in certe Memorie del viaggio di Napoleone in Olanda, che a Broek egli s’indispettì nel vedere le strade deserte, e la gente tappata in casa che lo guardava di dietro i vetri coll’aria di sorvegliare che non insudiciasse le cancellate dei giardini. Anche l’imperatore Giuseppe II fece una visita a Broek; ma, per quello che si narra, non avendo portato con sè delle lettere di raccomandazione, non potè entrare in nessuna casa. Un aiutante di campo insistendo presso un padrone di casa, perchè lasciasse entrare la Maestà Sua: — Io non conosco il vostro Imperatore, — quegli rispose; — e fosse anche il borgomastro d’Amsterdam in persona, non ricevo chi non conosco. —

Quand’ebbi visitato la casa e il giardino antico, entrai in un piccolo caffè dove una ragazza senza scarpe, inteso alla prima il mio linguaggio da sordomuto, mi portò una mezza forma di buon formaggio di Edam, delle uova e del burro, ogni cosa posto sotto un coperchio di maiolica, protetto da una reticella di fil di ferro, e nascosto da una bianchissima tovaglietta ricamata; e poi scortato da un ragazzo che mi parlava a gesti, andai a vedere una fattoria. Molta gente, tra noi, che porta cappello a staio ed orologio d’oro, non ha un appartamento pulito ed ornato come quello in cui si pavoneggiano le vacche di Broek.