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UTRECHT. 333

alla testa di ventimila soldati, strappa aiuti all’elettore di Brandeburgo, dispone alla pace l’Inghilterra. Così tien fronte ai Francesi fino all’inverno, che copre l’Olanda di ghiaccio e di neve, e arresta l’esercito invasore. Vien la bella stagione, ricominciano le battaglie sulla terra e sul mare. La fortuna sorride qualche volta alle armi francesi; ma nè le cure del gran Re, nè il genio dei suoi generali famosi, nè gli sforzi del suo potente esercito valgono a strappar la vittoria alla repubblica. Il Condé tenta inutilmente di penetrare nel cuore dell’Olanda inondata; il Turenna non può impedire che il principe d’Orange si congiunga coll’esercito del Montecuccoli; gli Olandesi s’impadroniscono di Bonn e investono il vescovo di Munster; il re d’Inghilterra si ritrae dalla lega; l’esercito francese è costretto a ritirarsi dall’impresa. L’invasione era stata una marcia trionfale; la ritirata fu una fuga precipitosa; gli archi di trionfo inalzati a Parigi per festeggiare la conquista non erano ancora terminati, quando vi giungevano le avanguardie dell’esercito scompigliato; e Luigi XIV a cui sorrideva l’Europa al cominciar della guerra, si trovava, dopo la guerra perduta, alle prese coll’Europa intera. Tale trionfo riportava la piccola Olanda sul grande monarca, l’amor di patria sul furore di conquista, la disperazione sulla prepotenza, la giustizia sulla forza.


A poche miglia da Utrecht, vicino a un bellissimo bosco, v’è il villaggio di Zeist, al quale si va