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delle impertinenze di gazzette e una medaglia coniata in Olanda con un’iscrizione irriverente per Luigi XIV. Il re d’Inghilterra, dal canto suo, adduce a pretesto un quadro nel quale son rappresentati dei vascelli inglesi catturati ed arsi, e il non aver la flotta delle Provincie-Unite salutato un bastimento inglese. Si spendono cinquanta milioni di lire in apparecchi da guerra. La Francia mette in mare trenta vascelli carichi di cannoni, l’Inghilterra raduna una flotta di cento vele. All’esercito francese forte di centomila soldati, disciplinato, agguerrito e accompagnato da un’artiglieria formidabile, si unisce l’esercito del vescovo di Munster e dell’Elettor di Colonia, forte di ventimila spade. I generali si chiamano Condé, Turenna, Vauban, Lussemburgo; il ministro Louvois presiede allo stato maggiore; lo storico Pélisson lo segue coll’incarico di scrivere le gesta; Luigi XIV, il più gran re del secolo, circondato dalla sua splendida Casa, scortato, come un monarca asiatico, da una falange di gentiluomini, di cadetti, di svizzeri impennacchiati, inargentati e dorati, accompagna l’esercito. Tutta questa forza e questa grandezza, che schiaccerebbe un immenso impero, minaccia un piccolo paese abbandonato da tutti, non difeso che da venticinque mila soldati e da un Principe di ventidue anni, sprovveduto di munizioni da guerra, lacerato dalle fazioni, infestato da traditori e da spie. La guerra è dichiarata, lo splendido esercito del gran Re intraprende la marcia trionfale, l’Europa lo segue.