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AMSTERDAM. 319

artista m’ha inspirato un sentimento d’affetto vivo, lieto, riconoscente, entusiastico. Eppure sento che dai musei dell’Olanda ho portato via un tesoro. M’è rimasto scolpito nella mente tutto un popolo, tutt’un paese, tutto un secolo. Di più, è un’illusione o un effetto reale? Tutte quelle immagini di tranquille massaie, di beati vecchioni, di bimbi paffuti, di ragazze sane e fresche, di stanzine ben chiuse e di tavole ben fornite, quando me le ravvivo dinanzi agli occhi, mi sento meglio fra le quattro pareti della mia cameretta, mi rannicchio con maggior gusto nel mio cantuccio, son più contento del solito di vivere in famiglia, d’avere delle sorelle e dei nipotini; benedico più affettuosamente il mio focolare, e mi siedo con più serena allegrezza alla tavola parca e pulita di casa mia. Non è forse bene, dopo aver visto angeli e donne divine e amori sovrumani e grandi sventure e grandi trionfi; dopo aver inorridito, pianto, adorato, sognato; dopo di essersi slanciati col pensiero e col cuore sopra le nuvole; ridiscendere un po’ sulla terra per persuadersi che tutto non è da sprezzare, che i sopraccapi bisogna a tempo e luogo saperli buttare dalla finestra, che in questo mondicino non ci si sta poi tanto male come si dice, che la vita convien pigliarla come Dio la manda, e che non bisogna essere né visionarii, né turbolenti, né orgogliosi, né indiscreti, né matti? E questa persuasione m’ha messo nell’animo la pittura olandese, e sia benedetta la pittura olandese. Studenti d’anatomia, guardie civiche, archibugieri,