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tettifiamminghi, i quali fabbricarono dei campanili ponendo un’insalatiera rovesciata sopra un berretto da giudice, una zuccheriera sopra l’insalatiera, una bottiglia sulla zuccheriera, e un ostensorio sulla bottiglia, si può riferire in parte anche ai campanili d’Amsterdam. Alcuni son formati di chioschi o di tempietti sovrapposti, altri di tante torricine che paiono tirate fuori l’una dall’altra, in modo che a dare un colpo sulla più alta, tutto il campanile si debba accorciare come un cannocchiale; altri son sottili come minareti, quasi interamente costrutti di ferro, ornati, dorati, traforati, trasparenti; altri coronati dal mezzo in su di terrazzini, di balaustrate, di archi, di colonne; quasi tutti poi sormontati da un globo o da una corona di ferro della forma d’un bulbo, sulla quale posa un’altra corona, che regge alla sua volta una palla, la quale sostiene un’asta, in cui è confitto ancora qualche altro oggetto, che forse non è l’ultimo neanch’esso; tal quale come le torricciuole che fanno i ragazzi, sovrapponendo tutti i ninnoli che cascan loro nelle mani.

Fra gli edifizii monumentali, che non sono molti, v’è il palazzo reale, il primo dei palazzi d’Olanda, costrutto tra il 1648 e il 1655, sopra tredicimilaseicentocinquantanove palafitte; grandioso, pesante e nero; del quale il più bell’ornamento è una sala da ballo che si dice la più vasta d’Europa, e il maggiore difetto, quello di non avere portone, per il che vien chiamato comunemente la casa senza porta. Per contrapposto, l’edifizio della Borsa che