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282 | HAARLEM. |
zone che mi guardò con due occhi chiari come il cielo sereno; e tornai verso l’entrata del bosco, dove c’è un Museo di Pittura olandese moderna, del quale posso tacere senza rimorso.
È però bene di osservare, a proposito di questo Museo, che la pittura olandese degli ultimi tempi ha fatto, sotto varii aspetti, un progresso onorevole. Il genere preferito è sempre il piccolo paesaggio, e in questo nulla è cangiato; ma la pittura intima s’è sollevata in una regione più alta. Ha lasciato la feccia della società per ritrarre la classe media, è uscita dalle taverne per dedicarsi amorosamente a quel sobrio, severo e valoroso popolo di pescatori che lavora e soffre in silenzio sulla costa olandese da Helder alle foci della Mosa; ha dimenticato le orgie e le danze plebee, per rappresentare il marinaio che parte per la pesca dell’aringa, e la moglie che gli dà l’ultimo addio dalla spiaggia, gridando: — Dio t’accompagni! — ; il pescatore che ritorna dopo un lungo viaggio al suo diletto Scheveningue, e i bambini che gli corrono incontro colle braccia aperte; il mare agitato dalla tempesta, e la famigliuola del povero marinaio che dall’alto delle dune cerca ansiosamente cogli occhi pieni di lagrime un punto nero sull’orizzonte oscuro. La minutezza eccessiva è scomparsa; la pittura ha preso un fare più largo e più libero. Pochi artisti vanno a studiar fuori della loro patria, e questi perdono il loro carattere nativo; ma i più rimangono, e la loro pittura, il paesaggio sopratutto,