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HAARLEM. 275

cent’anni fa, di sentir l’aura del suo gran secolo, di vivere in mezzo a quella gente forte, schietta e cordiale. Non s’è in una sala di Museo; si assiste alla rappresentazione d’una commedia storica; e non si sarebbe punto meravigliati di veder capitare tutt’a un tratto Maurizio d’Orange o Federico-Enrico. Il più magistrale di questi quadri rappresenta diciannove arcieri aggruppati intorno al loro colonnello, ed è uno dei capolavori dell’alta scuola olandese, d’un disegno grandioso e libero, d’un colorito caldo e brillante, degno di stare accanto al famoso Banchetto della guardia civica di Van der Helst. Fra gli altri quadri d’altri artisti, mi ricordo d’uno di Pietro Breugel il giovane, che è un’illustrazione comica di più di ottanta proverbi fiamminghi, a cui non posso pensare senza dare in uno scoppio di risa. Ma è un quadro che non si può descrivere per molte oneste ragioni.

In una sala del Museo di Pittura si conserva la bandiera che appartenne alla famosa eroina Kanau Hasselaer, la Giovanna d’Arco di Haarlem, la quale combattè nel 1572 alla testa di trecento amazzoni armate, contro gli Spagnuoli che assediavano la città. La difesa di Haarlem, benchè non coronata dalla vittoria, non fu meno gloriosa che quella di Leida. La città era circondata di vecchie mura e di torri cadenti, e non aveva, oltre la legione delle donne, più di quattromila difensori armati. Gli Spagnuoli, dopo aver cannoneggiato le mura per tre giorni, andarono con grande fiducia all’assalto; ma respinti