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L'AJA. 243

non s'è pervertita; ha conservato la sua innocenza e la sua freschezza; quello che le manca di fantasia, d’originalità, di splendore, è compensato dalla saggezza, dal rispetto severo del buon costume e del buon gusto, dalla sua amorosa sollecitudine per le classi povere, dall’opera efficacissima colla quale promuove la beneficenza e l’educazione civile. Altre letterature sono grandi piante vestite di fiori odorosi; la letteratura olandese è un piccolo albero carico di frutti.


La mattina che partii dall’Aja, la seconda volta che vi fui, alcuni dei miei più cari amici m’accompagnarono alla stazione della strada ferrata. Il tempo era piovoso. Quando fummo nella sala dei viaggiatori, pochi momenti prima che partisse il treno, ringraziai i miei buoni ospiti delle gentili accoglienze che m’avevan fatte, e poichè sapevo che forse non li avrei mai più riveduti, non potei a meno di esprimere la mia gratitudine con parole affettuose e melanconiche, ch’essi ascoltarono in silenzio. Uno solo m’interruppe per raccomandarmi che mi guardassi dall’umidità. “Venga qualcuno di loro in Italia,” io continuai; “non foss’altro che per darmi l’occasione di mostrargli la mia riconoscenza. Mi facciano questa promessa perchè io possa partire col cuore un po’ consolato. Non parto se qualcuno non mi dice che verrà in Italia.” Si guardarono in viso, e uno rispose a fior di labbra: “Forse.” Un altro mi diede il consiglio di non far mai cambiare l’oro francese