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L'AJA. 233

Sarebbe un peccato, però, il non tratteggiare almeno le tre principali figure di questa letteratura, due del secolo decimosettimo e una del decimonono, tre poeti originali e differentissimi fra loro, che compendiano in sè tutta la poesia olandese: — il Vondel — il Catz - il Bilderdijk.


Il Vondel è il più grande poeta dell’Olanda. Nacque nel 1587 a Colonia, dove s’era rifugiato suo padre, cappellaio, fuggito da Anversa per sottrarsi alle persecuzioni degli Spagnuoli. Ancora bambino, il futuro poeta ritornò in patria sopra un carretto, insieme con suo padre e sua madre, che lo seguivano a piedi pregando e recitando versetti della Bibbia. Fece i suoi primi studi in Amsterdam. A quindici anni godeva già d’una bella fama di poeta; ma le sue opere illustri non datano che dal 1620. Fino all’età di trent’anni, non sapeva che la propria lingua; imparò più tardi il francese e il latino e si diede con ardore agli studi classici; a cinquant’anni si dedicò al greco. La sua prima tragedia (poichè fu principalmente poeta tragico) intitolata La distruzione di Gerusalemme, non ebbe molta fortuna. La seconda, intitolata Palamede, nella quale era adombrata la storia pietosa e terribile di Olden Barneveld vittima di Maurizio d’Orange, gli attirò un processo criminale; per cui fuggì e rimase nascosto fin che uscì la sentenza inaspettatamente mite che lo condannava a trecento fiorini di