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L'AJA. | 213 |
macchiata che da nuvoli di fumo che escono qua e là quasi timidamente dalle case lontane, come per annunciare a chi guarda che sotto quel deserto di neve palpita ancora la vita umana.
Ma non si può parlare dell’inverno in Olanda, senza dire di ciò che costituisce l’originalità e l’attrattiva principale della vita invernale di quel paese: ossia il patinamento, orrenda parola, alla quale sostituirei volentieri quella di sdrucciolamento, per non farmi dar sulle dita dai lettori puristi, se non temessi di far ridere tutti gli altri; il che mi pare un danno maggiore.
Il patinamento, in Olanda, non è soltanto un esercizio dilettevole, ma un mezzo ordinario di trasporto. Tutti sanno, per citare un esempio illustre, come se ne siano giovati gli Olandesi nella memorabile difesa della città d’Haarlem. Nei tempi di forte gelo, i canali si cangiano in strade, e gli zoccoli ferrati fanno l’uffizio di barca. Scivolando, il contadino va al mercato, l’operaio al lavoro, il piccolo negoziante agli affari; intere famiglie vanno dalla campagna alla città coi loro sacchi e le loro ceste sulle spalle o sulle slitte. L’esercizio di scivolare sul ghiaccio è per loro altrettanto abituale e facile che quello del camminare; e scivolano con una rapidità che appena si segue cogli occhi. Negli anni passati si facevano spesso delle scommesse fra i più abili patinatori olandesi a chi, scivolando sui canali che fiancheggiano la strada ferrata, andasse alla pari col treno; e la maggior parte delle volte i patina-