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212 L'AJA:

camminare per un pezzo senza incontrare nessuno, e senza sentire il più leggero rumore. La neve, in mezzo a quelle case di color rosso, pare d'una bianchezza più viva; e le case, con tutti i rilievi segnati di una linea bianca purissima, colle teste di legno delle botteghe che sembrano imparruccate di bambagia, colle catene dei paracarri, che somiglian festoni d’ermellino, presentano un aspetto dei più strani. Nei giorni di gelo, quando splende il sole, le facciate luccicano di pagliuole d’argento; i ghiacci ammucchiati sulle sponde dei canali brillano dei colori dell’iride; e gli alberi scintillano d’infinite piccole perle, come le piante dei giardini fatati delle mille e una notte. Allora è bello passeggiare nel bosco dell’Aja, verso il tramonto, sulla neve indurita che scricchiola sotto i piedi come polvere di marmo, in mezzo ai grandi faggi sfrondati e bianchi, che presentano l’immagine d’una cristallizzazione gigantesca, e gettano sui viali lumeggiati di color di rosa dal sole cadente, delle ombre azzurre e violette, picchiettate di miriadi di puntini risplendenti come diamanti. Ma nulla vale lo spettacolo della campagna olandese vista la mattina, dopo una grande nevata, dall’alto d’un campanile. Sotto un cielo grigio e basso, si vede quell’immensa pianura bianca, dove non appare più traccia nè di strade, nè di sentieri, nè di case, nè di canali; ma solo prominenze e depressioni, che lasciano indovinare vagamente, come i rilievi e le pieghe d’un lenzuolo, le forme delle case nascoste; e quella infinita bianchezza non è