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L'AJA. 211

pensarci. È vero che il padrone ebbe la gentilezza di venirmi a salutare alla stazione, il giorno che partii dall’Aja, e che guardandolo bene alla luce del giorno, non gli vidi nulla di strano; ma chi non conosce gli scambietti, le simulazioni, le mille arti di quei.... Nel nome del padre, del figliuolo e dello spirito santo.


Vidi finalmente l’inverno olandese, non come l’avevo sperato partendo dall’Italia, perchè fu mitissimo; ma pure tale da presentarmi l’Olanda nell’aspetto in cui sogliamo raffigurarcela noi del mezzogiorno d’Europa.

La mattina per tempo, la prima cosa che dà nell’occhio nelle strade bianche e silenziose, son le innumerevoli impronte di zoccoli lasciate nella neve dai ragazzi che vanno a scuola, impronte che paiono di zampe d’elefante, tanto gli zoccoli son grandi; e che per lo più si succedono in linea diritta, ciò che dimostra che gli scolari vanno a scuola per la via più corta, senza fare il chiasso, da olandesini sodi e zelanti. Si vedon file di bimbi imbacuccati in grosse ciarpe, col capo mezzo nascosto nello spalle, tutti in un gomitolo, a braccetto a due a due, a tre a tre, o uniti in gruppi serrati come un mazzo di asparagi, nei quali non si vedono che punte di nasi ed estremità di libri. Spariti che sono i ragazzi, le strade rimangono deserte per qualche tempo, perchè gli Olandesi, sopratutto d’inverno, non hanno l’abitudine di levarsi molto presto. Si può