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196 L'AJA.

isolata, e non ha che il piano terreno. Entrammo prima in un piccolo vestibolo, dov’era un monte di zoccoli, che l’ispettore mi disse appartenere agli scolari, i quali sogliono deporli entrando nella scuola e riprenderli uscendo. Nella scuola, i ragazzi stanno colle calze sole, e non patiscon punto freddo, perchè hanno calze spessissime; ma soprattutto perchè le stanze sono riscaldate come gabinetti di ministri. Entrammo, gli scolari s’alzarono e il maestro venne incontro all’ispettore. Anche quel povero maestro di villaggio parlava francese, e così si potè fare un po’ di conversazione. V'era nella sala una quarantina di scolari, metà maschi e metà femmine, queste da una parte, quelli dall’altra; tutti biondi, grassotti, faccioni pieni di bonomia, con una cert’aria precoce di babbi e di mamme, che avrebbe fatto sorridere un impiegato del Censimento. L’edifizio è diviso in cinque sale, separate l’una dall’altra da una grande vetrata che chiude tutto il vano come una parete; in modo che, quando manca il maestro in una classe, quello della classe vicina può sorvegliare gli scolari del suo collega, senza moversi dal proprio posto. Tutte le sale sono spaziose e hanno finestroni alti dal pavimento fin quasi al soffitto, così che c’è chiaro come nel mezzo della strada. I banchi, le pareti, il pavimento, i vetri, le stufe, ogni cosa era nitida come in una sala da ballo. Ricordandomi di certe sentine pestifere delle scuole ch’io frequentai da ragazzo, volli vedere i luoghi segreti, e li trovai quali si trovano in pochi dei primi alberghi. Vidi poi