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192 L'AJA.

Scheveningen non è solamente un villaggio famoso per l’originalità dei suoi abitanti, che tutti gli stranieri visitano, e tutti i pittori dipingono. Vi sono due grandi case di bagni, dove convengono in estate Inglesi, Russi, Tedeschi, Danesi; il fiore dell’aristocrazia settentrionale; principi e ministri; mezzo l’almanacco di Gotha; e là balli, illuminazioni fantastiche e fuochi d’artificio sul mare. Le due case son poste sulle dune. A tutte le ore del giorno, certe carrozze della forma di baracche ambulanti di ciarlatani, tirate da un cavallo robusto, s’avanzano dalla spiaggia nel mare, fanno un giro sopra sè stesse, e n’escono signore che si tuffano nelle onde, lasciando errare le capigliature d’oro in preda al vento marino. La notte, echeggiano le musiche, i bagnanti escono, e la spiaggia si popola di una folla festiva, varia, elegante, in mezzo alla quale si odono accenti di tutte le lingue e si vedono bellezze di tutti i paesi. A pochi passi da quella festa, lo straniero malinconico trova la solitudine oscura delle dune, dove la musica gli giunge appena all’orecchio, come un’eco lontana, e le case dei pescatori gli mostrano i loro lumicini che fan pensare alla famiglia e alla pace.

La prima volta che andai a Scheveningen, feci una passeggiata per quelle dune, tanto illustrate dai pittori, le sole alture che intercettino lo sguardo sull'immensa pianura olandese, figlie ribelli del mare a cui contrastano il passo, e nello stesso tempo prigioniere e guardiane dell’Olanda. Vi sono tre ordini