altri oggetti si vede in questo quadro del Dov un manico di scopa, grande come l’asticciuola d’una penna, intorno al quale si dice che il pittore abbia lavorato assiduamente per lo spazio di tre giorni; il che non pare strano, quando si pensi che ci son segnati tutti i più minuti filamenti, le venature, i nodi, le macchiette, le ammaccature, le traccie delle dita. Di questa sua sovrumana pazienza si raccontano cose appena credibili. Si dice che abbia impiegato cinque giorni a copiare una mano d’una signora Spirings di cui fece il ritratto: chi sa quanto ci avrà messo a fare la testa! I malcapitati che volevano farsi ritratti da lui, li riduceva alla disperazione. Si racconta che macinasse egli medesimo i suoi colori, che facesse i suoi pennelli e tenesse ogni cosa ermeticamente chiuso, perchè non pigliasse ombra di polvere. Quando entrava nel suo studio apriva delicatamente la porta, si sedeva con gran flemma e rimaneva immobile fin che ogni menoma agitazione prodotta in lui dal movimento fosse cessata. Poi cominciava a dipingere, servendosi di vetri concavi per rimpicciolire gli oggetti. Questo sforzo continuo finì per indebolirgli la vista, e fu costretto a dipingere colla lente. Con tutto ciò, il suo colorito non è punto affaticato o raffreddato dal lavoro, e i suoi quadri conservano lo stesso vigore così visti da lontano che da vicino. Furono, con molta giustezza, rassomigliati a scene naturali rimpicciolite in una camera oscura. Il Dov fu uno dei molti discepoli del Rembrandt, che si divisero l’eredità del suo