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L'AJA. | 167 |
il riposo delle famiglie?” Si misero tutti a ridere e uno rispose: “Che! Turbare il riposo delle famiglie in Olanda! Sarebbe una delle dodici fatiche di Ercole.” “Noi olandesi,” — mi disse una volta un amico, — “non siamo conquistatori, e non possiamo esserlo perchè ci manca la scuola. Non c’è nulla di più falso in Olanda che la famosa definizione: il matrimonio è come una fortezza assediata; chi è fuori vorrebbe esser dentro; chi è dentro vorrebbe esser fuori. Qui chi è dentro ci sta bene e chi è fuori non pensa ad entrare.” — “La donna olandese,” mi disse un altro, “non sposa l’uomo, sposa il matrimonio.” — Questo che si dice all’Aja, città elegante, nella quale è grande l’influsso della civiltà francese, è anche più vero detto delle altre città dove i costumi antichi si son serbati più schietti. E dicano e scrivano pure i viaggiatori galanti che in Olanda si dorme, e che la felicità domestica vi è un bonheur un peu gros. Questa donna che esce poco, che balla poco, che ride poco, che non s’occupa che dei suoi bambini, di suo marito e dei suoi fiori, che legge libri di teologia e guarda la strada collo specchio per non farsi vedere alla finestra, quanto è più poetica.... Oh perdonami, stavo per dirtene una dura, Andalusia!
Sino a questo punto, potrebbe credere qualcuno ch’io voglia far sott’intendere che so la lingua olandese. Mi affretto a dire che non la so e a scusare la mia ignoranza. Un popolo, come l’olandese, grave