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162 L'AJA.

coi giovani suoi conoscenti. Nel bosco, la regina si mette a seder sur una panca accanto a una povera donna. E non si può dire che usin così, come altri principi, per acquistare popolarità, poichè la famiglia d’Orange non ne può nè acquistare nè perdere, non essendoci in quel popolo, per natura e per tradizione repubblicano, nemmeno un indizio di fazione, non dico che voglia la repubblica, ma che ne pronunzi il nome. Per contro, quel popolo, che ama e venera il suo re, che nelle feste in onor suo gli stacca i cavalli dalla carrozza ed esige che tutti portino una coccarda color d’arancio in omaggio al nome d’Orange, nei tempi ordinari non si occupa punto dei fatti suoi e della sua famiglia. All’Aja mi ci volle molto per sapere che grado avesse nell’esercito il principe ereditario. Uno dei primi librai della città, al quale rivolsi quella domanda, si meravigliò della mia curiosità che gli parve puerile, e mi disse che probabilmente non avrei trovato in tutta l’Aja cento persone che sapessero darmi una risposta.

La sede della corte è all’Aja; ma il re passa una buona parte dell’estate in un suo castello nella Gheldria, e va ogni anno a star qualche giorno in Amsterdam. Il popolo dice che v’è uno statuto il quale obbliga il re a passare in Amsterdam dieci giorni all’anno, e il municipio di quella città a fargli le spese per quei dieci giorni; suonata la mezzanotte dell’undecimo, un fiammifero che bruci Sua Maestà per accendere il sigaro, è a carico suo.