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156 | L'AJA. |
prigione ch’è fra le due piazze, fu torturato Cornelio De Vitt accusato ingiustamente d’aver tramato contro la vita del principe d’Orange. Nel Plaats furono trascinati dal popolo furioso, laceri e insanguinati, Cornelio e Giovanni De Vitt, il gran pensionario, e là sputacchiati, calpestati, uccisi a colpi di picca e di pistola; e poi mutilati e vilipesi i loro cadaveri. Nella stessa piazza fu pugnalata Adelaide di Poelgest, amante d’Alberto, conte d’Olanda, il 22 settembre del 1392; e si mostra ancora la pietra sulla quale cadde spirando.
Queste memorie funeste, quelle porte massiccie e basse, quel gruppo disordinato di edilizi cupi, che la notte, quando la luna batte sulle acque del lago morto, presentano l’aspetto d’un castello enorme e inaccessibile, destano in mezzo a quella città allegra e gentile, un sentimento di tristezza solenne. Il cortile, di notte, non è rischiarato che da qualche raro fanale; le poche persone che passano, s’affrettano come se avessero paura; non si sente il rumore dei passi, non si vede una finestra illuminata; vi si entra con una vaga inquietudine e se n’esce quasi con piacere.
Fuor di questo, l’Aja non ha monumenti considerevoli nè antichi nè moderni. Vi sono parecchie mediocri statue di diversi principi d’Orange; una cattedrale vasta e nuda e un palazzo reale modesto. Su molti edilizi pubblici si vede scolpita una cicogna, ch’è l’animale araldico della città. Parecchi di questi uccelli passeggiano liberamente nella piazza