Pagina:Olanda.djvu/160

148 l’aja.

va ad annodare vicino al timone, e dall’altra a un cavallo di rimorchio montato da un barcaiolo. Le finestrine del casotto hanno le loro tendine bianche; le pareti e le porte sono dipinte; dentro lo scompartimento di prima classe vi son dei sedili con cuscinetti, un piccolo tavolino con qualche libro, un armadio, uno specchietto; ogni cosa lucidissimo. Posando la valigia, lasciai cadere un po’ di cenere di sigaro sotto il tavolino; dopo un minuto rientrai e non ce la vidi più.

Ero solo; non ebbi da aspettare molto tempo; il timoniere fece un cenno, il rimorchiatore montò a cavallo, e il trekschuit cominciò a scorrere mollemente sul canale.

Era un’ora dopo mezzogiorno e splendeva un bellissimo sole, ma la barca passava nell’ombra. Il canale era fiancheggiato da due file di tigli, di olmi, di salici, e da siepi alte, che nascondevano la campagna. Pareva di navigare a traverso un bosco. A ogni svoltata si vedeva una lontananza profonda, tutto verde e chiuso, e qualche mulino a vento sulla sponda. L’acqua era coperta di un tappeto di lemna, e in alcuni punti tempestata di fiorellini bianchi, d’iridi, di ninfee, di lenti palustri. L’alta spalliera di verzura che fiancheggiava il canale, s’apriva qua e là in brevi tratti, e allora si vedeva come da una finestra l’orizzonte lontano della campagna, che subito era rinascosto.

Ogni tanto s’incontrava un ponte. Era bello vedere la rapidità con cui l’uomo a cavallo, e un