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DELFT. | 143 |
il cui nome in olandese significa: prova di nascita. Se è una bambina, v’è su un pezzetto di carta bianca; se son gemelli, la trina è doppia; e per al-alcuni giorni dopo la nascita, si affigge pure un avviso che dice: “Il bimbo e la puerpera stanno bene, hanno passato una buona notte” o il contrario, secondo il caso. Una volta, quando sopra una porta c’era un annunzio di nascita, per nove giorni i creditori della famiglia non potevano picchiare alla porta; ma credo che quest’uso sia caduto, benchè dovesse avere la benefica virtù di promuovere l’accrescimento della popolazione.
In quella breve passeggiata per le strade di Delft, incontrai pure certe figure funebri che avevo già viste a Rotterdam, senza capire se fossero preti magistrati o becchini, perchè il loro vestiario e il loro aspetto avevan un po’ delle tre cose. Portavano un cappello a tre punte, con un gran velo nero che scendeva sui fianchi, un vestito nero a coda di rondine, calzoni corti e neri, calze nere, mantello nero, scarpe con fibbie, cravatta e guanti bianchi; e un foglio listato di nero fra le mani. Il mio compagno mi spiegò che si chiamavano con un vocabolo olandese intraducibile aansprekers, e che il loro ufficio era di portar l’annunzio delle morti ai parenti ed amici dei defunti e di annunziarle per le strade. Il loro vestiario cangia in qualche particolare da paese a paese, e secondo che son cattolici o protestanti. In certe città hanno un enorme cappello alla don Basilio. Son per lo più pulitissimi e qual-