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rimandò il cofano con lui dentro, rimanendo prigioniera invece sua; poi ospitato da Luigi XIII, nominato ambasciatore in Francia da Cristina di Svezia, e infine tornato trionfante in patria e morto a Rostock carico d’anni e di gloria.

Il mausoleo di Guglielmo il Taciturno è nel mezzo della chiesa. È una sorta di tempietto di marmo nero e bianco, carico d’ornamenti e sostenuto da piccole colonne, in mezzo alle quali s’alzano quattro statue che rappresentano la Libertà, la Prudenza, la Giustizia e la Religione. Sopra il sarcofago è distesa la statua del principe, di marmo bianco, e ai suoi piedi, l’effigie del piccolo cane che gli salvò la vita all’assedio di Malines, svegliandolo coi latrati una notte che dormiva sotto la tenda, mentre due Spagnuoli s’avvicinavano di soppiatto per assassinarlo. Ai piedi di questa statua sorge una bella figura di bronzo, che simboleggia la Vittoria, coll’ali spiegate, e appoggiata sopra le sole dita del piede sinistro; e dalla parte opposta del tempietto, un’altra statua di bronzo, che rappresenta Guglielmo, seduto, rivestito dell’armatura, col capo scoperto e l’elmo ai piedi. Un’iscrizione latina dice che il monumento fu consacrato dagli Stati d’Olanda, «all’eterna memoria di quel Guglielmo di Nassau, che Filippo II, timor d’Europa, temette, non domò, non atterrì; ma spense con frode nefanda.» Accanto a Guglielmo son sepolti i suoi figli, e nella critta sotto la tomba, tutti i principi della sua dinastia.

Davanti a questo monumento, anche il viaggia-