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112 | DELFT. |
un riposo di tutte le cose, nel quale sembra che lo sguardo illanguidisca e l’immaginazione si culli.
A poca distanza da Rotterdam si vede la città di Schiedam, circondata da altissimi mulini a vento che le dan l’aspetto d’una città forte coronata di torri; e in lontananza appariscono le torri del villaggio di Vlaardingen, che è una delle principali stazioni della gran pesca dell’aringa.
Da Schiedam a Delft considerai particolarmente i mulini a vento. I mulini olandesi non somiglian punto a quei decrepiti mulini che avevo visti un anno prima nella Mancia, i quali pare che stendano le loro magre braccia per chiedere soccorso al cielo e alla terra. I mulini olandesi sono grandi, forti e pieni di vita; e don Chisciotte, prima di assalirli, ci avrebbe pensato due volte. Alcuni sono in muratura, rotondi od ottagoni come torri medioevali; altri di legno, e presentano la forma d’una casetta confitta sul vertice d’una piramide. I più hanno il tetto coperto di stoppie, un terrazzino di legno che li circonda a mezza altezza, finestre colle tendine bianche, porte colorite di verde, e sulla porta, scritto l’uso a cui servono. Oltre ad assorbire le acque, essi fanno un po’ d’ogni cosa: macinano il grano, pestano i cenci, tritan la calce, frantuman le pietre, segan le legna, spremon le olive, polverizzano il tabacco. Un mulino equivale a un podere, e per fabbricarlo, per provvederlo di grano, di colza, di farina, d’olio, per mantenerlo in attività e metterne in commercio i prodotti, ci vuole una considerevole