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rotterdam. | 95 |
giustamente ch’egli si servì del paesaggio per esprimere le sue amarezze, le sue noie, i suoi sogni, e che ha contemplato il proprio paese con una sorta di tristezza amara, come d’un infermo, e che creò i boschetti per nascondervi questa tristezza. La luce velata dell’Olanda è l’immagine della sua anima; nessuno ne sentì più squisitamente la dolcezza melanconica; nessuno rappresentò meglio di lui, con un raggio di luce languida, il sorriso d’una creatura afflitta. E appunto per questa sua natura eccezionale, non fu stimato dai propri concittadini che molto tempo dopo la sua morte.
Accanto a uno dei quadri del Ruisdael v’è un quadro di fiori d’una pittrice, Rachele Ruysch, moglie d’un ritrattista di grido, nata nella seconda metà del decimosesto secolo, e morta col pennello in mano, all’età di ottant’anni, dopo aver provato a suo marito e al mondo che una donna di giudizio può coltivare appassionatamente le belle arti e trovare il tempo di mettere al mondo e di allevare dieci figliuoli.
E poiché ho ricordato la moglie d’un pittore, noto di volo che ci sarebbe da fare un bel libro sulle mogli dei pittori olandesi, sia per la varietà d’avventure che presentano, sia per la parte importante che ebbero nella storia dell’arte. Un buon numero si conoscono di persona perchè molti pittori fecero il loro ritratto, insieme col proprio, e con quello dei figliuoli, del gatto e della gallina; e di quasi tutte parlano i biografi, smentendo o confermando di-