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il Backuisen, pittore di marine ch’ebbe gran voga ai suoi tempi, e che Pietro il Grande, nel tempo che passò in Amsterdam, scelse a suo maestro. Il quale Backuisen si rischiava, per quel che si dice, sur una barchetta, in mezzo al mare in tempesta, per osservare da vicino i movimenti dell’onde, e metteva a un tal rischio sè e i barcaioli, che questi, più solleciti della loro pelle che delle sue tele, lo riconducevano a terra suo malgrado. Giovanni Griffier faceva di più. Aveva comperato a Londra un piccolo bastimento, l’aveva mobiliato come una casa, ci aveva installato la moglie e i figliuoli, e navigava così per conto proprio in cerca di vedute. Avendo una tempesta spezzato il suo bastimento contro un banco di sabbia e distrutto tutto l’aver suo, egli, salvo per miracolo colla famiglia, andò a stare a Rotterdam; ma annoiatosi in breve tempo della vita di terra, comperò una barcaccia sconquassata, ricominciò a navigare, rischiò una seconda volta la vita vicino a Dordrecht, e navigò ancora.

In fatto di marine, il Museo di Rotterdam non ha presso che nulla; ma vi è degnamente rappresentato il paesaggio da due quadri del Ruisdael, il più grande dei paesisti olandesi nel genere campestre. Son due dei suoi soggetti favoriti: luoghi boscosi e solitarii, che ispirano, come tutti gli altri suoi quadri, un sentimento di vaga melanconia. La grande potenza di quest’artista, che sovrasta alla scuola olandese per una finezza d’anima e una superiorità d’educazione singolare, è il sentimento. Fu detto