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anzi, come dicevano i maligni, del banchetto fu infinita. Più se lo inventavano abbondante e costoso, più la mia casetta assumeva pei borghesi spaventati l’aria d’una nuova reggia, intendo della reggia pei nuovi re. E mia moglie si pavoneggiava, e Nestore dominava, e io ridevo. Quest’altro capitolo delle mie memorie sono stamane venuto a scriverlo nel mio podere di Poreta che è a due miglia dalla città. Quindici anni fa ho adattato due stanzette di questa casa colonica ad uso padronale. Ma mia moglie di rado v’è rimasta per più di due o tre giorni, al tempo della vendemmia. La casa resta isolata sopra un poggetto al margine della pianura (Poreta, dal latino porrecta) e, per trovare la domenica una chiesa e la messa, Giacinta aveva da fare più di due miglia a piedi, perchè il cavallo dovevo tenerlo io per le mie visite. Da questa finestra non vedo, per fortuna, che l’orto. Dico per fortuna perchè a me non piace essere umiliato e vuotato dalle vaste