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compenso nel dovere compiuto; mia moglie, nell’ufficiale riconoscimento di questo dovere. Qui intervenne Nestore, e le dette, come prevedevo, ragione: — Io, s’intende, come socialista non approvo i titoli nobiliari e i titoli onorifici. Ma date le tue opinioni politiche alle quali sei rimasto fedele da quanto sei nato.... — Esageri. — ....e dato che siamo ancóra in regime borghese, secondo me, tu dovresti accettare. Io non osavo parlargli del suo intervento. Non riuscivo a capire come e quando fosse avvenuto. Nestore sapeva il mio debole e continuava: — C’è qualcuno dei tuoi colleghi qui che abbia lavorato per tant’anni con l’abnegazione, la pazienza, la modestia con cui hai lavorato tu? Basterebbe la sconoscenza dei pubblici poteri verso te per condannare un regime. Giacinta aggiunse: — Già c’è gente che lo sa, – e nominò due o tre amiche sue. Nestore la fulminava con sguardi di rimprovero. Certo i soli ad averne parlato erano stati Nestore a sua madre e sua madre alle sue amiche. Io volli concludere: — Ebbene dirai a questa gente che non è vero e che tuo padre ha rifiutato. Mia moglie a queste recise parole scoppiò a piangere. Nestore s’era avvicinato alla finestra e guardava fuori. C’era poco da vedere perchè noi abitiamo sulla deserta piazza della Cassa di