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questo nome annoso e sbadiglione, tutto sapienza e prudenza, nome, egli affermava, augurale che avrebbe, come il vento la vela, spinto quasi da solo mio figlio nei più gloriosi porti dell’umanità laureata; professore, rettore, senatore. E devo ammettere che taluni di questi signori professori e senatori non hanno, per sì fatti onori, titoli maggiori di questo, autentico com’esso è e registrato all’anagrafe. Forse perciò mio suocero che aveva allora un’esperienza più sicura della mia, quando mio figlio concentrava ancóra a occhi chiusi tutta la sua attenzione sul seno di sua madre, gli si avvicinava a braccia tese, rapito, declamando: .... In piè rizzossi Dell’arenosa Pilo il regnatore Nestore e saggio ragionando disse.... La traduzione dell’Iliade mio suocero la sapeva tutta a mente. Mia moglie si provava a calmarlo: — Più a bassa voce, papà. Così s’addormenta. Si poteva essere più borghesi di così? Ma a ripetere che noi eravamo degl’inguaribili borghesi, non intendo dire che io fossi offeso dal socialismo di Nestore. Come presso a poco tutti gl’italiani, dal Re in giù, io ero, e sono, comodamente per la libertà delle opinioni politiche. Ogni italiano è in sè una Roma, con modestia parlando: che contiene, cioè, un papa e un re e, avendo sette colli e palazzi moltissimi, ha ancóra un colle ed un palazzo libero per un presidente, mettiamo, di repubblica borghese, e un altro, se occorrerà, per un presidente di repubblica